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Masseria Caggiano

Dal punto di vista storico-architettonico è un esempio di masseria fortificata a torre, con frantoio semipogeo voltato a botte, presumibilmente già in funzione dal 1660 (è stata trovata una incisione) con le tecniche di quel periodo. Negli ultimi anni è stata oggetto di vandalismo e saccheggi e nel frantoio è ancora presente la vasca con le macine e un torchio ligneo su cui si legge 1881.
La masseria Caggiano è appartenuta alla nobile famiglia omonima, residente a Barletta nel settecento e originaria di Massalubrense (NA). Il blasone riporta un leone irradiato dal sole in un campo azzurro. Il suo esponente di maggior lignaggio fu Francesco Saverio Caggiano, regio prefetto della Portolania delle Puglie, più o meno nel 1754, incaricato si sovrintendere al traffico delle merci e all’applicazione dei dazi.
La masseria mantiene il nome dei suoi primi proprietari ma è appartenuta ad altre famiglie (Fraggiacomo, Serravalle, Federici) fino a giungere al 1936 a Giacinto Lamacchia, commerciante di tessuti, coniugato con Bianca Costantino, sorella di Giovanni Federale fascista dell’epoca. L’estensione della proprietà era di 50 ettari diretta verso l’attuale Municipio San Paolo e l’aeroporto militare. Nei terreni circostanti la masseria, Lamacchia sperimentava ulivi di diverse varietà e alberi da frutto (noce, pero, ciliegio, albicocco, susino, pesco, percoca) per la sua coltivazione innovativa riceveva spesso la visita di funzionari governativi. Tale predisposizione è stata poi proseguita dalla facoltà di agraria dell’Università di Bari. La casa era ricca di ambienti: camere da letto, un soggiorno e un salotto, caminetti, bagni e ripostigli oltre a accorgimenti per la difesa, feritoie e botole per la fuga. Il panorama circostante veniva ammirato accedendo alla spaziosa loggia. La cappella padronale risalente al XVII secolo dedicata a San Girolamo, di cui era presente una formella, con due ingressi uno dall‘esterno per consentire l‘accesso della comunità contadine. Nell’agrumeto faceva bella vista una palma alta oltre 10 metri. Alla morte del Giacinto l’immobile ha subito un inesorabile decadimento nonostante con decreto del 29 marzo 1988 sia stato sottoposto a tutela da parte del MIBAC.
(notizie attinte dalla pubblicazione della Regione Puglia CRSEC BA/9 “L’antica masseria Caggiano nel Parco Naturale di Lama Balice” di Enzo Varricchio – 2000)

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